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Intervista a Saioa Hernandez: 125° anniversario di Tosca al Teatro dell’Opera di Roma

Intervista a Saioa Hernandez - 125 anniversario di Tosca al Teatro dell’Opera di Roma - Opera Mundus - ph Francesco Pio Galasso
Intervista a Saioa Hernandez - 125 anniversario di Tosca al Teatro dell’Opera di Roma - Opera Mundus - ph Francesco Pio Galasso

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In occasione del 125esimo anniversario di Tosca al Teatro dell’Opera di Roma, ho avuto il piacere di poter conoscere e intervistare Saioa Hernandez, una diva dell’opera lirica. 

Partirei proprio con Tosca, un ruolo che ti ha già vista in tantissime produzioni e poterla interpretarla oggi per questa ricorrenza, immagino che per te sia un’emozione indescrivibile.

Si, è sempre una grande emozione interpretare Tosca e soprattutto poterlo fare per il 125esimo anniversario, con questa produzione che l’ha vista nascere e nel luogo in cui è nata. Poter far parte di quell’elenco di persone che hanno interpretato questo ruolo, nella prima e nelle repliche successive. Emozionante!

Immagino, come riesci ad affrontare la preparazione emotiva in ruoli drammatici ed intensi come questo?

Eh, diciamo che sono abituata, avendo già debuttato in ruoli come ad esempio “Norma” o “Imogene” che sono drammatici. Alla fine uno deve scavare in se stesso e cercare di sentire come sentirebbero effettivamente questi personaggi, cercando al tempo stesso di stare dentro la produzione, ognuna con le proprie particolarità. A volte sono produzioni più estroverse sentimentalmente parlando, altre più fredde, quindi bisogna sempre capire che tipo di situazione sia e adattarsi. In questo caso è molto tradizionale e questo lo rende forse più semplice a livello interpretativo ma contando che, siamo al giorno d’oggi e siamo abituati a fare anche in un altri modi, bisogna rientrare in quella tradizione che conosciamo e che non sempre fa parte di tutto questo.

E invece quando sali sul palcoscenico cosa cerchi di comunicare al pubblico quando canti?

Cerco proprio quello….di Comunicare! Di trasmettere le emozioni che io attraverso il personaggio e il personaggio attraverso me sta sentendo in quel momento. A volte basta che il pubblico si emozioni, devi riuscire a trasmettere il messaggio che c’è dietro, che è già scritto. Noi cantanti siamo soltanto un passaggio attraverso il quale il pubblico riesce a capire il verso significato scritto nel libretto, ovviamente insieme alle emozioni che ci aggiungiamo.

“ E’ un continuo dialogo tra il Pubblico, la Musica, la buca dell’Orchestra e Noi, che siamo sul palcoscenico. E’ un’energia di emozioni che ci trasmettiamo l’uno con l’altro. ”

 Quindi possiamo dire che c’è un po’ di te ma soprattutto il personaggio…

Certo, dev’essere cosi’ anche se ci siamo noi cantanti, che siamo gli interpreti.

Cambiando un attimo direzione, hai tanti anni di carriera alle spalle e sicuramente hai avuto l’opportunità di poter lavorare con grandi registi e direttori d’orchestra come ad esempio Robert Carsen, Nicola Luisotti e Zubin Mehta, ed è sicuramente un’esperienza tanto stimolante quanto impegnativa.

Come hanno influenzato la tua visione, l’approccio che hai al personaggio e alla produzione? Cosa ti danno in più?

Io credo, come ho già detto prima, che siamo tutti interpreti. Alla fine i protagonisti sono i librettisti, coloro che creano l’opera stessa, noi dobbiamo soltanto interpretare. Ovviamente mettiamo qualcosa di nostro, deve comparire la nostra personalità la dentro, però non dobbiamo dimenticare che siamo tutti interpreti.. maestri, direttori d’orchestra, strumentisti, noi cantanti, i registi. Alcuni di loro alla fine stanno dietro la scena, noi invece siamo la parte visibile dell’opera. Credo che tutti ci influenziamo, prima hai detto che deve essere difficile lavorare con loro ma può benissimo essere il contrario. Siamo tutti uguali e tutti dobbiamo adattarci… questo è il bello dell’opera, perché è un lavoro di squadra e ogni produzione è completamente diversa dall’altra.

Bellissima questa cosa che hai detto, che tutti siete fonte di stimolo l’uno per l’altro e che tutti possono imparare qualcosa dall’altro indipendentemente dal ruolo che ricopre… siete una squadra!

Hai un costume di scena che ti è rimasto particolarmente impresso?

Se parliamo della Tosca, quelli che ho indossato all’Arena di Verona erano meravigliosi, pesantissimi. Tra l’altro quando la feci pioveva, quindi hanno dovuto coprirmi tutta la coda lunghissima dell’abito del secondo atto con una grande plastica e io dovevo portare tutto questo da sola, saranno stati 40 kg di costume di scena… è stato veramente difficile doverlo indossare ma si fa comunque con un grandissimo orgoglio e amore immenso perché sono bellissimi. Ma anche in una produzione più moderna di Daniele Abbado a Seul, sempre di Tosca, ho indossato dei costumi meravigliosi, ispirati agli anni 40/50. Sicuramente molto più semplici e leggeri ma che portavano comunque il loro fascino.

Credo proprio che sia magico poterne indossare uno almeno una volta nella vita. Indubbiamente dobbiamo sempre metterci in gioco e parlando di riconoscimenti e premi, ne hai ottenuti moltissimi… basti pensare l’Oscar della Lirica o quello come “Migliore Voce Femminile Spagnola”.

Pensi che ci siano altri “traguardi” che ti piacerebbe raggiungere o a cui un cantante dovrebbe aspirare?

Beh, io credo che già il fatto di aver debuttato alla Scala sia un grandissimo traguardo per un cantante lirico. Ovviamente per me, esserlo per il mio paese, in Italia sarebbe “il Cavaliere”, e aver ricevuto la medaglia d’onore nelle Belle Arti è uno dei traguardi più grandi, e poi ci sono altri premi come quello ricevuto l’anno scorso dal Teatro Real. In questi 15 anni di carriera, che non sono tanti, mi sento molto fortunata per aver già ricevuto tutti questi riconoscimenti, tra l’altro tanti nel mio paese, una cosa che non è molto abituale per i cantanti spagnoli.

” … per me se decidi di farlo, Fallo! Non puoi risparmiarti. “

Nel palcoscenico devi essere generoso, risparmiarti non funziona mai. Il pubblico percepisce subito se tu stai dando tutto te stesso o no… arriva solo quello che è vero, autentico.

Hai perfettamente ragione, difficilmente un momento lo si può vivere una seconda volta, quindi dobbiamo sempre dare tutto noi stessi!

Si, anche se uno non è in forma e può succedere tante volte di non essere al 100% o essere preso da paure e insicurezze, però una volta che sei sul palcoscenico e hai deciso di farlo, devi andare avanti e basta. Il pubblico sa perdonare quando uno scivola soprattutto se sei generoso e hai dato tutto quello che potevi dare!

Hai una canzone, un genere, un’artista che ti mette allegria e che ascolti sempre, non inerente al mondo lirico?

Mi è sempre piaciuto cantare Bolero, musica latina e spagnola. Ma devo dire che una cantante che mi mette sempre allegria è Laura Pausini, anche se non so perché, e anche cantare le canzoni di Whitney Houston. Sono soltanto due, di tantissimi artisti che mi piacciono.

Ti ho messo di fronte ad una grande scelta! 

Invece per quanto riguarda il futuro dell’opera lirica, cosa pensi possa rendere questo mondo più accessibile alle nuove generazioni?

Io credo che lo sia già, c’è tanto pubblico giovane basta guardarti, sei giovanissima! Devo dire che ci sono molti canali di diffusione, credo che l’opera sia molto viva e che si stia già trasformando e che si stia lasciando trasportare per queste nuove generazioni. E trovo che sia bellissimo! Dobbiamo anche lasciare che le cose vadano da sole, senza doverle sempre controllare.

Lasciare la libertà di…

Se ti chiedessi di chiudere gli occhi, qual è il primo teatro che ti viene in mente se ti dico la parola “Casa”?

Se penso casa oggi è Madrid, il Teatro Real assolutamente! Prima non l’avrei detto…

Se te l’avessi chiesto qualche anno fa invece?

Sicuramente avrei detto il Teatro Comunale di Piacenza, le tre opere che ho fatto lì mi hanno portato fortuna in molti sensi, soprattutto nella mia carriera, in più mi sono sempre sentita ben accolta.

Anche per me il teatro ha sempre fatto sentire a casa! 

Parlando di vocalità, indubbiamente ogni cantante ha la sua e tu sei stata spesso definita come soprano “lirico spinto”. Io credo che le voci non siano fisse, da poter in qualche modo “etichettare”.

Come ti senti rispetto a queste “categorie vocali”? Credi che ti identificano o che siano delle sfide e dei limiti da dover superare?

Penso lo stesso! Le etichette non fanno altro che limitare, credo che ogni voce sia diversa. La mia è una voce lirica, ho cantato tanti ruoli che potrebbero essere definiti “lirico leggeri” oppure altri “di agilità”, ognuno di questi poteva essere definito in modo diverso. Per me la voce femminile può essere più leggera, più lirica, più drammatica e la mia credo che sia lì nel mezzo. Poi ci sono delle sfumature nella voce, come gli accenti più drammatici o al tempo stesso anche la personalità artistica che può essere più drammatica o lunare… la mia è sicuramente più drammatica ma sono capace di fare anche cose più liriche, senza problemi! Dipende anche dal ruolo che canti, che devi affrontare. Si tratta di piccole sfumature e caratteristiche che rendono la tua voce unica.

Ultima domanda, in molti ti vedono come un’icona e un punto di riferimento nel mondo lirico, soprattutto per i giovani cantanti.

Che consiglio daresti ad un giovane talento che vuole intraprendere questa carriera?

Un consiglio… questa carriera è molto difficile, devi affrontare tutto questo con tanta gioia e amore.

” Troverai tante sfide, come in tante carriere, ma questa non è soltanto una professione, è un’Arte, una vocazione! “

Se hai questa vocazione va tutto bene, se non ce l’hai forse è meglio non intraprendere questo percorso almeno come solista freelance. Ma se hai la gioia nel fare questa arte, mettici tutto te stesso/a, con tutta la tua passione, anche con l’intuito. Ci saranno tante persone che ti diranno la loro anche senza che tu glielo abbia chiesto ed è importante avere i piedi per terra, sapere quanto ti manca, anche perché non si arriva mai, mancherà sempre qualcosa! Deve aspirare alla perfezione essendo cosciente che non esiste. Cerca l’emozione e sii sempre fedele a te stesso, come anche allo spartito. Questa è la cosa più importante, emozionare essendo però corretti.

Infine, ce lo dedichi un saluto a tutti coloro che ci seguono su Opera Mundus?

Certo, un carissimo saluto a tutti quelli che seguono Opera Mundus. Grazie per renderlo possibile e far crescere il mondo della lirica e la passione per quello che facciamo, nel quale anche voi fate parte. Un abbraccio a tutti!

Greta Leone

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