Quando si apre il sipario del Teatro Goldoni di Livorno, il pubblico percepisce immediatamente che si preparerà col naso all’insù come fanno i bambini quando si ritrovano seduti sugli spalti di uno spettacolo del circo e dei suoi circensi ed imprevedibili personaggi.
Infatti il motto “tutto nel mondo è burla” con il quale si chiude Falstaff, è l’esatto compendio ironico e divertito con cui Giuseppe Verdi, su libretto di Arrigo Boito, termina nel 1893 – al raggiungimento dei suoi 80 anni – la sua straordinaria carriera di compositore.
Falstaff mancava dalla toscana “città blu” da 18 anni con una sola rappresentazione al Goldoni del 2007 ed oggi è tornata in questa stagione lirica 2024-2025 con la regia di Emanuele Gamba nel nuovo allestimento in coproduzione con l’SNG Opera di Ljubljana.
Le scene di Massimo Checchetto, i costumi di Carlos Tieppo e le luci di Michele Rombolini contestualizzano le vicende nel mondo del circo; ed ecco il fondale con il grande tendone a spicchi rossi e gialli, il carrozzone che è magione di Sir John Falstaff e nel quale egli tesse la sua morbosità per le belle donne e per la vita godereccia, il prato del circo che diventa il “dehor” dell’osteria della Giarrettiera nel quale i vivaci intrecci delle comari di ispirazione shakesperiana, e i loro mariti o spasimanti, montano e smontano in burla le vicende comiche dell’opera buffa nel tentativo di riportare il pingue Sir John a più morigerati comportamenti ed il bosco incantato risulta articolato tra manifesti e panchine della pista circense.
Inganni, travestimenti, corna, gelosie, baci rubati e piccole rivalse si susseguono in un divertito testo pieno di brio che rende piacevole l’ascolto ed induce quasi a perdonare Falstaff nelle sue fanfaronate che risultano perfino leggere e fanciullesche in una logica farsesca.
Lo scambio epistolare che avviene tra Verdi e Boito e ricavato dagli archivi storici, ci descrive un Verdi divertito anch’egli nel comporre l’opera confermando – in una lettera al Marchese Monaldi del 1890 – «Sono quarant’anni che desidero scrivere un’opera comica, e sono cinquant’anni che conosco Le allegre comari di Windsor; pure… i soliti ma, che sono dappertutto si opponevano sempre a far pago questo mio desiderio. Ora Boito ha sciolto tutti i ma, e mi ha fatto una commedia lirica che non somiglia a nessun’altra. Io mi diverto a farne la musica; senza progetti di sorta, e non so nemmeno se finirò…ripeto: mi diverto… Falstaff è un tristo che commette ogni sorta di cattive azioni…ma sotto una forma divertente. È un tipo! Son sì vari i tipi! L’opera è completamente comica!».
Ottant’anni e non sentirli!
Questa espressione di partitura risulta in effetti brillante e dinamica nella bacchetta di Marco Guidarini che dirige l’Orchestra del Teatro Goldoni plasmando coerentemente linguaggio musicale, soprattutto di fiati e archi, senza mai ingabbiare o sovrastare le vivacità timbriche delle voci protagoniste e del Coro (sempre de Teatro) che trovano spazio interpretativo.
Il baritono Federico Longhi è Sir John Falstaff: l’eccessivo e credibile personaggio sembra cucito su di lui in punto sartoriale. La presenza scenica, di resa sicura e d’effetto attoriale, è sostenuta da voce matura, schietta, ben proiettata, il sillabato è veloce ed esperto il fraseggio. Le malefatte di Longhi-Sir John, sia da narciso che da amaro sconfitto, risultano quasi veniali e lo rendono – se non condivisibile – umanamente perdonabile.
Mrs. Alice Ford è il soprano Francesca Maionchi che possiede timbro chiaro, bei centrali e agile musicalità, il marito Ford è Paolo Ingrasciotta, con belle vocalità espressive nelle morbidezze. Andrea Tanzillo nella parte di Fenton possiede adeguata voce di tenore leggero e di decisa emissione. Bardolfo e Pistola, rispettivamente il tenore di buona spinta Mauro Secci ed il basso scuro e profondo Alessandro Abis ben interpretano la coppia sicofante dei servi di Falstaff.
Simpaticamente arguta è la Mrs Quickly di Valentina Pernozzoli che ha timbro morbido e buone colorature, Yulia Merkudinova è vivace Nannetta con vocalità fresca e giovane duttilità. Anche Mrs. Meg Page con la voce di Nikolina Janewska si destreggia dalle insidie di Falstaff con buon fraseggio e ottime prove di fiato, bene anche il Cajus di Alfonso Zambuto.
La giovane età dei cantanti ed il loro ammiccare la burla, rendono giocosi e divertenti i quadri di scena ed i gradevolissimi duetti e concertati sostenuti dal Coro diretto dal Maestro Maurizio Preziosi, strappano più volte l’applauso anche fuori dal rispetto degli spazi di partitura.
L’Aiuto! di Falstaff soffocato nella cesta dei panni da lavare non gli evita di essere gettato nel fiume con partecipate risate da parte del pubblico.
Ah che bello e che tenerezza questo anziano “cigno di Busseto” in commedia libero dai lacci funesti del melodramma e quanta bellezza sublime ci ha regalato in tutte le sue opere!
E che tristezza, invece, pensare a Villa Sant’Agata riempita di musica e risate un tempo e oggi ancora coperta di erbacce e abbandonata al silenzio come se eredi e ministeri vi avessero sparso Nitro! Catrame! Solfo!!!
Scusa Maestro…