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Napoli, Teatro di San Carlo: Il matrimonio segreto

  • Napoli, Teatro di San Carlo - Il Matrimonio Segreto, ph Luciano Romano - recensione di Opera Mundus
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Alla fine del Settecento, l’opera buffa – genere nato con l’intento di rivolgersi a un pubblico quanto più vasto possibile, grazie alla messa in scena di personaggi e situazioni nelle quali chiunque avrebbe potuto riconoscersi – era ormai diventata molto popolare anche presso i ceti più alti e la nobiltà, che nell’immediatezza della musica e della trama avevano trovato uno spettacolo d’intrattenimento ideale. Fu in questo contesto che nacquero i grandi capolavori del genere, nei quali, tuttavia, compositori e librettisti non rinunciarono a gettare uno sguardo sulla quotidianità e le sue contraddizioni, capaci di parlare a tutti, indipendentemente dal censo. Emblematici sono in questo senso capolavori come “Le Nozze di Figaro” di Mozart e “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini. A metà, sia cronologicamente sia stilisticamente, tra le due storie d’amore narrate in queste opere si pone la vicenda di un altro matrimonio: “Il Matrimonio segreto” di Domenico Cimarosa. Quest’opera, sebbene rispetto alle succitate fosse più elementare nel libretto (scritto da Giovanni Bertati) e più sobria (pur rimanendo indiscutibilmente elegante) nella musica, cela anch’essa uno sguardo su una realtà prosaica in grado di far riflettere oggi come allora. Ed è proprio questo che ha cercato di evidenziare, riuscendoci, Stéphane Braunschweig, regista dell’ultimo allestimento in scena al Teatro di San Carlo di Napoli, coadiuvato dai bravissimi cantanti e attori dell’Accademia di Canto Lirico del massimo teatro napoletano.

Braunschweig, supportato alla regia da Georges Gagneré, mantenendosi sufficientemente fedele al libretto (che ha comunque subito qualche piccolo taglio), riesce efficacemente ad attualizzare una storia di amori tenuti nascosti e matrimoni combinati che oggi certo non eserciterebbero lo stesso appeal sul pubblico; eppure in questa produzione tutto funziona e si incastra perfettamente. Le scene, curate dallo stesso Braunschweig insieme ad Alexandre de Dardel e illuminate da Marion Hewlett, sono essenziali e pertanto in un certo senso atemporali. Il sipario si alza sulle stanze da letto delle due sorelle, Carolina ed Elisetta, che, dividono in due il palcoscenico e creano anche una distanza fisica che riflette quella caratteriale tra le due protagoniste.  Nel terzetto iniziale del primo atto le sorelle si affrontano, ciascuna dalla propria stanza, sotto lo sguardo della zia, assumendo atteggiamenti e posture che potremmo ritrovare oggi in qualsiasi casa con due adolescenti in conflitto. La regia, in questo senso, è dichiaratamente contemporanea, lontana da ogni affettazione “classica”. Esemplare in questo senso anche la scena d’apertura in cui troviamo Carolina e Paolino a letto: il loro duetto è accompagnato da una dinamica di intimità vivace e passionale, nella quale si inserisce anche la quotidiana azione di rifare le lenzuola. Un altro esempio significativo è il duetto tra Carolina e il conte alla fine del primo atto: le avances di quest’ultimo mutano gradualmente in una vera e propria molestia, e solo una mente accecata come quella di Elisetta potrebbe credere che la sorella le stia “rubando” il promesso sposo, incolpando la vittima al posto dell’aggressore – uno scenario tristemente ancora attuale. A completare il quadro, i pregevoli costumi firmati da Thibault Vancraenenbroeck con l’ausilio di Concetta Iannelli. Nella prima parte dell’opera, i personaggi si presentano in abiti contemporanei, ma l’arrivo del conte in costume settecentesco – in quanto portatore di valori antichi e anacronistici – determina una sorta di regressione temporale: tutti i membri della famiglia finiscono per adeguarsi al nuovo codice, indossando abiti d’epoca, tranne Carolina (e, in parte, Paolino, che, per non scontentare nessuno, si muove a metà tra vecchio e nuovo), unica a non lasciarsi sedurre dai fantasmi di un’aristocrazia ammuffita. Solo nel finale del secondo atto, con il disvelamento degli equivoci, i personaggi tornano ad abiti più “attuali”, tra sottovesti e pigiami, nella scena notturna che accompagna il lieto fine.

Un lieto fine, tuttavia, solo parziale: se da un lato Paolino e Carolina coronano finalmente il loro amore, dall’altro il matrimonio tra il conte ed Elisetta resta chiaramente una scelta di convenienza, con tutte le problematiche che ne potrebbero derivare.

Sul versante musicale, l’Orchestra del Teatro di San Carlo, guidata dalla bacchetta di Francesco Corti al suo debutto napoletano, ha restituito molto degnamente l’eleganza e la sobrietà insite nella partitura di Cimarosa attraverso una lettura attenta e un fraseggio rispettoso delle esigenze vocali. Una prova complessivamente più che buona, per quanto in alcuni momenti si sia avvertita una mancanza di coesione tra le varie sezioni orchestrali, in particolare nell’ouverture, dove a un’esecuzione tecnicamente corretta è mancato anche quello slancio dinamico che avrebbe potuto dare maggiore brio al brano d’apertura. D’altra parte è stato molto apprezzabile il lavoro di Corti anche al cembalo, dove insieme a Cristiano Gaudio ha sostenuto con sapiente discrezione i cantanti nei numerosi recitativi che punteggiano i due atti, dando una lettura brillante e dimostrando al contempo una spiccata sensibilità cameristica.

Alla buona riuscita della prima di questo allestimento ha contribuito in modo determinante la compagnia vocale, costituita dai bravissimi allievi dell’Accademia di Canto Lirico attivata dal Teatro di San Carlo nel 2021 sotto la guida del soprano Mariella Devia in qualità di docente principale. Nonostante qualche comprensibile momento di emozione, i giovani cantanti si sono rivelati i principali artefici di una rappresentazione vivace e dinamica, pervasa dall’entusiasmo e dalla freschezza che ha caratterizzato le loro interpretazioni. La natura corale del libretto ha inoltre permesso a ciascun interprete di mettere in luce le proprie qualità, tanto vocali quanto sceniche, in un ensemble equilibrato e convincente. A cominciare da Maria Knihnytska e Sun Tianxuefei che vestono con disinvoltura i panni rispettivamente di Carolina e Paolino. Il tenore delinea un personaggio simpaticissimo, amante fedele e servitore devoto. Si destreggia abilmente tanto nei duetti e negli insiemi quanto nei recitativi e soprattutto nell’aria del secondo atto Pria che spunti in ciel l’aurora nella quale fa sfoggio di un canto lirico ed elegante. La sua voce limpida e squillante si rivela sempre ben proiettata e sicura, come spigliati sono i suoi movimenti sulla scena. Dal canto suo il soprano tratteggia una Carolina sicura di sé e indipendente, convincente nei panni della sorella minore invisa alla maggiore; dà il meglio di sé nel già citato terzetto a inizio del primo atto e nel quintetto del secondo atto Deh, lasciate ch’io respiri: agile e fluida nel fraseggio, espressiva nelle arie come nei recitativi, padroneggia agevolmente la parte vocale non tralasciando delle leggere ornamentazioni di coloratura ben riuscite. Nei panni di Geronimo, il padre di Carolina ed Elisetta, un giovane ma decisamente calato nella parte del ‘maturo’ e un po’ borbottone mercante bolognese Yunho Eric Kim. Il cantante si distingue anch’egli per una presenza scenica efficace nel rappresentare il tipico basso buffo dell’opera comica e per una bella voce equilibrata e ben modulata che padroneggia bene i diversi registri. Anastasiia Sagaidak interpreta invece la primogenita Elisetta, presentando un personaggio sofisticato degno contraltare della sorella più ‘acqua e sapone’. Al netto di alcune piccole incertezze negli acuti nel primo atto, anche il soprano fornisce un’ottima prova, tecnicamente molto brava nella sua aria Se son vendicata poco prima del finale. Sorella di Geronimo, Fidalma è una vedova un po’ civettuola e ingenua che il mezzosoprano Sayumi Kaneko ha ben trasposto dando vita a un personaggio credibile e non caricaturale. Brillante nell’aria È vero che in casa, si fa notare tanto per la sua destrezza vocale quanto per il piglio comico sulla scena in modo particolare nel terzetto con Paolino e Carolina nel secondo atto. Maldestro seduttore e nobile capriccioso, il Conte Robinson è interpretato da Antimo Dell’Omo, che ha costruito un personaggio sfaccettato sia esaltando gli aspetti più squisitamente comici sia evidenziando con buona ironia anche i tratti più meschini. Al netto di un’iniziale difficoltà nell’emissione nella sua aria di sortita, la vocalità del basso ha progressivamente acquistato corpo e sicurezza, rivelando una linea di canto stabile e precisa e dimostrando piena padronanza nel passaggio tra registri e nelle sezioni più agili.

Il Matrimonio segreto, data la natura un po’ desueta del suo libretto, rappresenta uno di quegli esempi emblematici di come la messa in scena di un’opera con oltre duecento anni d’età possa determinare la qualità di un allestimento: trasformarla nel trionfo della noia oppure restituirle quella vitalità capace di parlare ancora al pubblico contemporaneo. La regia di Braunschweig è riuscita in quest’ultimo intento, coniugando il rispetto per il testo originale con l’esigenza di attualizzarlo, senza però ricorrere ad ambientazioni forzate o a soluzioni sceniche di facile effetto. Il risultato è stato uno spettacolo coerente e convincente, dove la sintonia tra orchestra, cast vocale e regia ha determinato il successo di questa produzione, suggellato dai calorosi applausi del pubblico in sala.

Ulteriori repliche sono previste fino a martedì 17 giugno.

Il Matrimonio Segreto | 11 giugno 2025 | Teatro di San Carlo, Napoli

Dramma giocoso in due atti
Musica di Domenico Cimarosa
Libretto di Giovanni Bertati, dalla commedia The clandestine marriage di George Colman il Vecchio e David Garrick

CAST

Il Matrimonio segreto Stéphane Braunschweig

Direttore | Francesco Corti
Costumi | Thibault Vancraenenbroeck
Luci | Marion Hewlett

Geronimo | Yunho Eric Kim  
Elisetta | Anastasiia Sagaidak
Carolina | Maria Knihnytska 
Fidalma |  Sayumi Kaneko 
Il conte Robinson | Antimo Dell’Omo 
Paolino | Sun Tianxuefei  

Solisti dell’Accademia di Canto lirico del Teatro di San Carlo

Orchestra del Teatro di San Carlo

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Antonio De Benedittis

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