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Parma, Festival Verdi: Macbeth in francese (Abbado, Petti, Pertusi, Fridman, Ganci)

Parma, Festival Verdi - Macbeth in francese (Abbado, Petti, Pertusi, Fridman, Ganci) - Ph Roberto Ricci
Parma, Festival Verdi - Macbeth in francese (Abbado, Petti, Pertusi, Fridman, Ganci) - Ph Roberto Ricci

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Proposta già nel 2020 in forma di concerto all’aperto, l’edizione in francese del 1865 del Macbeth torna al Festival Verdi in scena al Regio, con un cast musicale di ottimo livello capitanato dal Maestro Roberto Abbado e una nuova deludente regia di Pierre Audi.

Negli ultimi anni Macbeth ha fatto spesso capolino tra Parma e dintorni, in particolar modo al Festival Verdi, che lo ha riproposto nelle sue molteplici edizioni e in forme diverse. Dalla riscoperta della versione 1847 a quella più comunemente conosciuta del 1865, arrivando a quella in francese, dapprima in forma di concerto nel Parco Ducale in piena era pandemica (protagonista un memorabile Ludovic Tezier) e poi oggi in forma scenica, di nuovo al Regio. Proprio quest’ultima versione, data a Parigi nel 1865, fu quella per cui Verdi eseguì le prime modifiche musicali sostanziali da cui nacque poi la definitiva edizione italiana, oggi maggiormente popolare.

A dirigere nel 2020 il Macbeth “d’oltralpe” era stato Roberto Abbado e proprio lo stesso porta al successo anche questa nuova produzione.

Alla guida di un’ottima Filarmonica Toscanini, Abbado imprime fin da subito il proprio sigillo: una direzione lontana da eccessi veementi e fragori ma non per questo inefficace. Tutt’altro. Il maestro milanese fa cogliere da subito lo stato di inquietudine “trattenendo il fiato” con palpabile tensione drammatica e un tappeto musicale che si mantiene equilibrato ed elegante, in una precisa evoluzione che porta poi alla deflagrazione verso ritmi e dinamiche più nitidi e prorompenti mano a mano che si sviluppa il dramma. Il tutto con scelte di tempi perfette e una grande cura della rotondità e varietà del suono. Avvolgente e puntuale la prova del Coro del Teatro Regio, come sempre magistralmente preparato da Martino Faggiani.

Sul fronte degli interpreti le prove sono tutte più che positive. A partire da quella di Ernesto Petti nei panni di un Macbeth che lascia tradire pienamente la propria debolezza interiore che lo rende succube della Lady, attraverso una interpretazione esuberante e comunicativa, sorretta da mezzi vocali di spessore e pastosità che ben conosciamo, piegati con destrezza e versatilità alle necessità espressive.

Lidia Fridman, dal canto suo, è una Lady che pietrifica: imperturbabile, fredda calcolatrice e manovratrice. Ipnotizzante e ipnotizzata dal suo sonnambulismo, apice interpretativo della sua performance. La voce è di colore scuro, dall’emissione omogenea in tutta la tessitura e ben proiettata, versatile nel farsi tagliente o morbida all’occorrenza, forte o appena udibile, ma sempre estremamente comunicativa.

Michele Pertusi è un Banquo che con la forza dell’esperienza e di una incomparabile maturità artistica, incide vocalmente, per nobiltà di fraseggio e dizione e per credibilità scenica.

Non da meno Luciano Ganci delinea un Macduff dal timbro squillante ed energico e dall’ispirata vena interpretativa.

Completano il cast le ottime voci di David Astorga (Malcolm) e La Comtesse di Natalia Gavrilan, nonché Rocco Cavalluzzi (Un médecin), Eugenio Maria Degiacomi (Un serviteur/Un Sicaire/ Premiere Fantôme), Agata Pelosi (Deuxième Fantome) e Alice Pellegrini (Troisième Fantôme).

Piuttosto deludente invece ci pare la regia di Pierre Audi, retta su un’idea di luoghi mentali più che fisici ma poco incisiva complessivamente, in quanto mancante di elementi realmente innovativi o capaci di lasciare il segno. Le scene sono di Michele Taborelli e all’inizio collocano le vicende all’interno della sala del Teatro Regio che guarda in maniera speculare alla sala vera e propria, un’idea già vista e non particolarmente originale. Poi quest’idea si sgretola e rimane una grata a simboleggiare il destino entro cui è imprigionato Macbeth. Per il resto rimane poco, se non le luci, quelle sì efficaci, di Jean Kalman e Marco Filibeck e le coreografie, ben realizzate e capaci talvolta di ridare allo spettacolo un più profondo significato teatrale, di Pim Veulings. I costumi invece, non particolarmente belli, sono di Robby Duiveman e mescolano visti e rivisti cappotti contemporanei con mantelli e corone di altre epoche di cui non si comprende bene il senso in una ambientazione moderna.

Copiosi e meritati gli applausi al termine dello spettacolo per tutto l’intero superbo cast e per l’egregia direzione di Roberto Abbado.

17 ottobre 2024 – Macbeth – Teatro Regio di Parma

Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma

Musica GIUSEPPE VERDI

melodramma in quattro parti su libretto di Francesco Maria Piave, da Shakespeare. Traduzione in francese di Charles Louis Étienne Nuitter e Alexandre Beaumont

Revisione a cura di Candida Mantica
sull’edizione critica a cura di David Lawton
The University of Chicago Press, Chicago e Casa Ricordi, Milano.

CAST

Macbeth ERNESTO PETTI

Lady Macbeth LIDIA FRIDMAN

Banquo MICHELE PERTUSI

Macduff LUCIANO GANCI

Malcolm DAVID ASTORGA

La Comtesse NATALIA GAVRILAN

Un Médecin ROCCO CAVALLUZZI

Un serviteur/Un sicaire/Premiere fantôme EUGENIO MARIA DEGIACOMI

Deuxième fantome AGATA PELOSI

Troisième fantome ALICE PELLEGRINI

 

Direttore ROBERTO ABBADO

Regia PIERRE AUDI

Scene MICHELE TABORELLI

Costumi ROBBY DUIVEMAN

Luci JEAN KALMAN, MARCO FILIBECK

Coreografie PIM VEULINGS

FILARMONICA ARTURO TOSCANINI

CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Maestro del coro MARTINO FAGGIANI

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Grigorij Filippo Calcagno

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