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Bergamo, Donizetti Opera Festival 2025: Il campanello | Deux hommes et une femme

  • Bergamo, Donizetti Opera Festival 2025 Il campanello Deux hommes et une femme - Photo Studi U.V. - recensione Opera Mundus

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IN SPAGNOLO (originale)

  • Il Donizetti Opera Festival 2025 ha abbandonato per un giorno il maestoso Teatro Donizetti e si è trasferito, per questo singolare dittico buffo, nel delizioso Teatro Sociale, una scatola musicale ottocentesca interamente in legno, dalla curiosa copertura e dall’acustica più intima che brillante, incastonata nel pieno della Città Alta. Raggiungerlo significa affrontare interminabili salite medievali… oppure, per chi preferisce conservare il fiato, prendere la funicolare. E, una volta dentro, un’altra sfida: uno spettacolo alle 15:30, orario immagino perfettamente ragionevole per qualsiasi italiano, ma che tra il nutrito settore di turisti (tra i quali si include chi scrive queste righe) ha generato una coreografia involontaria di teste che ciondolavano e palpebre vinte, il tutto accompagnato, naturalmente, da un mottetto isoritmico di russate.

    In questa occasione, il dittico Il campanello/Deux hommes et une femme era affidato ai giovani allievi della Bottega Donizetti, laboratorio formativo di nuove voci che, nello spirito, ricorda l’Accademia Rossiniana di Pesaro. La selezione è stata severissima: da quasi duecento candidature, solo sei cantanti sono riusciti a superare l’esigente processo di ammissione che permetteva di accedere a queste recite.

    Seguendo la scia filologica di tutto il festival, entrambe le opere sono state presentate in edizioni critiche preparate per la Fondazione Teatro Donizetti; Il campanello nell’edizione di Ilaria Narici, e Deux hommes et une femme, titolo recuperato dopo una vita trascorsa sotto l’alias Rita ou Le mari battu, nell’edizione di Paolo A. Rossini e Francesco Bellotto. Momento nerd imprescindibile: tra gli aggiustamenti più curiosi, il duetto di Il campanello tra Annibale Pistacchio ed Enrico travestito da cantante, “Ho una bella, un’infedele”, tradizionalmente in Re maggiore, ritorna qui al suo originale Mi maggiore. Archeologia donizettiana allo stato puro!

    La produzione dell’ex soprano Stefania Bonfadelli centra pienamente l’obiettivo fondendo i due titoli in un unico spazio scenico, mantenendo simultaneamente in scena l’Hotel Rita e la Pharmacie Pistacchio. Le azioni si contaminano, i personaggi passano da un’opera all’altra, e il risultato scorre con scioltezza. L’ambientazione anni Settanta e la fluidità dello spazio risultano ingegnose; meno facile da giustificare la presenza di un gorilla che attraversa entrambe le opere come surreale filo conduttore. In ogni caso, la Bonfadelli dimostra mestiere: ritmo serrato, meccanismi puramente buffi e comicità pulita, senza umorismo forzato né aggiornamenti bizzarri.

    L’Orchestra Gli Originali, dotata di strumenti d’epoca con diapason a 430 Hz, ha sfoggiato un suono smorzato, quasi terroso, che però ha favorito come poche volte il canto dei giovani interpreti. Malgrado i dubbi iniziali sull’utilizzo dell’intonazione storica per Deux hommes et une femme – rappresentata postuma nel 1860, sebbene quando ancora non esisteva uno standard di accordatura stabile – l’esito è stato sorprendentemente efficace in una partitura già stilisticamente avanzata nella produzione donizettiana. Il debuttante in Donizetti Enrico Pagano ha offerto una direzione funzionale: in Il campanello, tempi un po’ pesanti; in Rita, maggior leggerezza e un polso buffo più fresco. Risate garantite con le trovate del fortepianista Ugo Mahieux in Il campanello, le cui improvvisazioni nei recitativi sono state piccole gemme di arguzia teatrale. Bene anche il Coro dell’Accademia Teatro alla Scala, molto coinvolto nella scena e quasi un personaggio aggiuntivo.

    Il campanello, composto durante un’epidemia di colera, è una caramella musicale: scrittura leggera, ispirazione melodica, ritmo teatrale impeccabile… e un unico difetto, il crudele libretto – era davvero necessario tormentare così il povero signor Pistacchio? – dello stesso Donizetti, che conferma (salvo rare eccezioni) che il compositore deve occuparsi della musica e il librettista del testo. Va detto, però, che il sillabato della ricetta è irresistibile. La giovanissima soprano Lucrezia Tacchi, appena diciannovenne, ha delineato una Serafina incantevole, dal timbro limpido, emissione fresca e sorprendente sicurezza scenica. Pierpaolo Martella ha offerto un Annibale Pistacchio molto corretto, simpatico, efficace in scena e, pur non particolarmente sonoro, vocalmente affidabile. Il trionfatore per il pubblico è stato Francesco Bossi come Enrico, soprattutto nel già citato sillabato, “Mio signore venerato”, travestito da vecchio, sfoggiando dizione impeccabile e notevole controllo comico. La sempre esuberante Rosa Eleonora De Prez ci ha lasciato desiderosi di ascoltare di più dalla sua lasciva Madama, personaggio senza pudore nel civettare con il nuovo genero. Comico ed efficace lo Spiridione del tenore Giovanni Dragano.

    Rita – o meglio, Deux hommes et une femme – ha portato con sé la grande rivelazione della giornata, il tenore cileno Cristóbal Campos Marín nel ruolo di Pepé. Il suo timbro luminoso e dagli acuti avvincenti ricorda, benché i paragoni siano sempre ingrati, un giovane Javier Camarena. La continua interferenza del rintocco di campane proveniente dalla strada, che ha coinciso con un dialogo e con la sua divertente aria “Tra la la la la”, non ha minimamente disturbato la sua entusiasmante prestazione. Come margine di miglioramento, si nota troppo fiato nella sua emissione. La “maltratta-mariti” Rita di Cristina De Carolis è stata musicale e solida in scena, dotata di una linea vocale omogenea e di un naturale brio comico. E, come padrino assoluto del progetto, Alessandro Corbelli ci ha restituito la fede nel canto buffo: a 73 anni, il suo Gasparo ha offerto una lezione di stile, dizione, ritmo, chiarezza scenica ed eleganza vocale. Una vera e propria masterclass vivente per i giovani colleghi.

    Il pubblico, caloroso e riconoscente, ha salutato lo spettacolo con applausi entusiasti, e i giovani artisti hanno ricevuto i loro attestati di partecipazione dalle mani di Giorgio Berta, presidente della Fondazione Teatro Donizetti, e di Giulio Zappa, coordinatore della Bottega, insieme agli altri sostenitori del progetto. In sintesi, una chiusura felice per un pomeriggio delizioso in cui, contro ogni previsione, la comicità donizettiana ha vinto persino sul torpore pomeridiano. In attesa che vengano svelati i rispettivi cast, ci si rivede alla prossima edizione del Donizetti Opera, con due titoli sulla carta interessantissimi, L’esule di Roma e Alahor in Granata, affiancati dalla sempre piacevole Viva la mamma!

  • El Donizetti Opera Festival 2025 abandonó por un día el majestuoso Teatro Donizetti y se trasladó, para este peculiar díptico bufo, al delicioso Teatro Sociale, una cajita de música decimonónica íntegramente de madera, de curiosa techumbre y acústica más íntima que brillante, enclavado en plena Città Alta. Llegar hasta él exige subir interminables cuestas medievales… o bien, para quienes preferimos conservar el aliento, tomar el funicular. Y ya dentro, otro desafío: una función a las 15:30, horario supongo perfectamente razonable para cualquier italiano, pero que entre el nutrido sector de guiris (entre los que se incluye quien escribe estas líneas) generó una coreografía involuntaria de cabeceos y párpados vencidos, amenizada, como no podría ser de otro modo, por un motete isorrítmico de ronquidos.

    En esta ocasión, este díptico Il campanello/Deux hommes et une femme es confiado a los jóvenes pupilos de la Bottega Donizetti, laboratorio formativo de nuevas voces que, en espíritu, recuerda a la Accademia Rossiniana de Pésaro. La criba fue severa: de cerca de doscientas solicitudes, solo seis cantantes lograron superar el exigente proceso de selección que permitía acceder a estas funciones.

    Siguiendo la estela filológica de todo el festival, ambas obras se ofrecieron en ediciones críticas preparadas para la Fondazione Teatro Donizetti; Il campanello, en edición de Ilaria Narici, y Deux hommes et une femme, nombre recuperado tras toda una vida bajo el alias Rita ou Le mari battu, editada por Paolo A. Rossini y Francesco Bellotto. Momento friki indispensable: entre los ajustes más llamativos, el dueto de Il campanello entre Annibale Pistacchio y Enrico travestido de cantante, “Ho una bella, un’infedele”, tradicionalmente en Re mayor, vuelve aquí a su Mi mayor original. ¡Arqueología donizettiana en estado puro!

    La producción de la otrora soprano Stefania Bonfadelli acierta de lleno al fusionar los dos títulos en un solo espacio escénico, manteniendo simultáneamente el Hotel Rita y la Pharmacie Pistacchio en escena. Las acciones se contaminan, los personajes viajan de una obra a otra, funcionando el resultado con soltura. La ambientación setentera y la fluidez espacial resultan ingeniosas; menos fácil de justificar es la presencia de un gorila que atraviesa las dos óperas como surrealista nexo dramático. Sea como fuere, Bonfadelli demuestra oficio: ritmo vivo, mecánica puramente bufa y comicidad limpia de humor forzado y actualizaciones peregrinas.

    La Orchestra Gli Originali, dotada de instrumentos de época afinados con el La a 430 Hz, mostró un sonido apagado, ratoneramente mate, que sin embargo favoreció como pocas veces a los cantantes. Pese a las dudas iniciales sobre usar afinación histórica para Deux hommes et une femme –estrenada póstumamente en 1860, si bien todavía no existía un estándar de afinación estable–, lo cierto es que funcionó sorprendentemente bien con esta partitura ya estilísticamente avanzada en la producción de Donizetti. El debutante en Donizetti Enrico Pagano firmó una dirección funcional: en Il campanello, tempi algo pesantes; en Rita, mayor ligereza y un pulso bufo más fresco. Risas aseguradas con las ocurrencias del fortepianista Ugo Mahieux en Il campanello, cuyas morcillas improvisadas en los recitativos fueron pequeñas joyas de chispa teatral. Bien también el Coro dell’Accademia Teatro alla Scala, muy implicado con la escena y un personaje más.

    Il campanello, compuesto durante una epidemia de cólera, es un caramelo musical: escritura ligera, inspiración melódica, ritmo teatral –desde el punto musical– impecable… y una única pega, el cruel libreto –¿era necesario maltratar así al pobre signor Pistacchio?– del propio Donizetti, que confirma (salvo honrosas excepciones) que el compositor debe dedicarse a la música y libretista al texto. Bueno, hay que reconocer que el sillabato de la receta tiene su gracia. La jovencísima soprano Lucrezia Tacchi, de tan solo 19 años, compuso una Serafina encantadora, de timbre limpio, emisión fresca y sorprendente seguridad escénica. Pierpaolo Martella firmó un Annibale Pistacchio muy correcto, simpático, eficaz en escena y, aunque no sonoro en exceso, vocalmente fiable. El gran triunfador para el público fue Francesco Bossi como Enrico, especialmente en el ya citado sillabato, “Mio signore venerato”, travestido de «abuelo cebolleta», haciendo gala de una dicción impecable y gran dominio cómico. La siempre exuberante Rosa Eleonora De Prez nos dejó con ganas de escuchar más de su lasciva Madama, personaje sin reparos para cortejar a su nuevo yerno. Cómico y eficaz el Spiridione del tenor Giovanni Dragano.

    Rita –mejor dicho, Deux hommes et une femme– trajo consigo la gran revelación del día, el tenor chileno Cristóbal Campos Marín como Pepé. Su timbre luminoso y de agudos atractivos recuerda, aunque las comparaciones son odiosas, a un joven Javier Camarena. La continua interferencia del repicar de campanas procedentes de la calle, que coincidió con un diálogo y con su divertida aria “Tra la la la la”, no perturbó lo más mínimo su entusiasmante prestación. Como margen de mejora, se aprecia demasiado aire en su emisión. La maltratamaridos Rita de Cristina De Carolis resultó musical y sólida en escena, dotada de una homogénea línea de canto y gracejo natural. Y como padrino absoluto del proyecto, Alessandro Corbelli nos devolvió la fe en el canto bufo: a sus 73 años, su Gasparo ofreció una lección de estilo, dicción, ritmo, claridad escénica y elegancia vocal. Toda una masterclass con patas para sus jóvenes compañeros de reparto.

    El público, cálido y agradecido, despidió la función entre entusiastas aplausos, y los jóvenes artistas recibieron sus diplomas de participación de manos de Giorgio Berta, presidente de la Fondazione Teatro Donizetti, y Giulio Zappa, coordinador de la Bottega, junto a demás patrocinadores del proyecto. Resumiendo, un cierre feliz para una tarde deliciosa en la que, contra todo pronóstico, la comicidad donizettiana venció incluso al sueño vespertino. A falta de que se desvelen sendos repartos, nos vemos de nuevo en la próxima edición del Donizetti Opera, con dos títulos a priori interesantísimos, L’esule di Roma y Alahor in Granata, complementados por la siempre agradable Viva la mamma!

23 novembre 2025 – Bergamo, Donizetti Opera Festival: Il campanello | Deux hommes et une femme

IL CAMPANELLO

Farsa in un atto
Parole e musica di Gaetano Donizetti
con recitativi di Salvadore Cammarano

Prima rappresentazione della nuova versione:
Napoli, Teatro del Fondo, 23 maggio 1837
Edizione critica a cura di Ilaria Narici
© Casa Ricordi, Milano
con la collaborazione e il contributo del Comune di Bergamo

DEUX HOMMES ET UNE FEMME

Opéra-comique in un atto di Gustave Vaëz
Musica di Gaetano Donizetti

Prima rappresentazione:
Parigi, Opéra-Comique, 7 maggio 1860
(come Rita ou Le mari battu)
Edizione critica a cura di Paolo A. Rossini,
con la collaborazione di Francesco Bellotto
© Casa Ricordi, Milano
con la collaborazione e il contributo della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo

Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti

CAST

IL CAMPANELLO

Serafina Lucrezia Tacchi
Madama Rosa Eleonora de Prez
Don Annibale Pistacchio Pierpaolo Martella
Enrico Francesco Bossi
Spiridione Giovanni Dragano

DEUX HOMMES ET UNE FEMME

Rita Cristina De Carolis
Pepé Cristóbal Campos Marín
Gasparo Alessandro Corbelli

Direttore Enrico Pagano
Regia Stefania Bonfadelli
Scene Serena Rocco
Costumi Valeria Donata Bettella
Lighting design Fiammetta Baldiserri
Assistente alle scene Marta Solari
Assistente alle luci Veronica Varesi Monti

Orchestra Gli Originali
Maestro al fortepiano Ugo Mahieux
Coro dell’Accademia Teatro alla Scala
Maestro del Coro Salvo Sgrò

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Mario Varela

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